Attraverso la danza e la parola si vuole dar voce e corpo a donne, uomini e bambini, vittime di un disastro preannunciato:la tragedia del Vajont. Ci sono parole nel silenzio fatto di poesia che riempiono di vita anime strappate a loro stesse, ci sono parole che pungono, lacerano lasciandoci nel silenzio dell’incomprensione. i vivi corrono… a volte senza lasciare traccia… i morti vanno lenti, penetranti più della vita stessa. Una morte raccontata a ritroso: una donna ritorna in vita per donarci se stessa testimoniando la fragilità della sua esistenza e delle nostre in balia di manipolazioni e di egoismi di potere. Una vittima che riscatta il proprio diritto all’essere e diventa il simbolo della vita nella morte, oltre la morte e ci dona la purezza di ciò che è più del nulla!
“PER-DONO … ti dono la mia vita, ciò che sono, sono stata, sarò … e perciò sono più del nulla”.